La massoneria del Grande Oriente d’Italia e il movimento cremazionista

La massoneria del Grande Oriente d’Italia e il movimento cremazionista

In merito ai rapporti che legano il movimento cremazionista italiano alla massoneria del Grande Oriente d’Italia riporto e propongo due articoli che descrivono minuziosamente questo lunga relazione. Il primo articolo che riporto, solo parzialmente, può essere letto interamente sul sito massoneriapistoiese.com:

 “Affiliato alla Loggia “LA CISALPINA” di Milano, Gaetano Pini fu uno degli esponenti più attivi del nuovo movimento cremazionista. Volontario nella guerra del 1866 e nella spedizione garibaldina del 1867, conosce e si appassiona delle iniziative umanitarie e sociali di Domenico De Luca che aveva fondato, nel 1864, una clinica per la cura gratuita dei poveri malati agli occhi, con il sostegno economico della Massoneria. Diede così vita all’istituzione della scuola per rachitici, e nel 1878 fondò la “REALE SOCIETÀ’ ITALIANA DI IGIENE” e la prima “Società per la Cremazione Italiana”, impegnandosi poi per far nascere molte altre società nel Nord della penisola, riuscendo a collegarle tra loro dopo averle raccolte in una “Lega Italiana delle Società di Cremazione”, tutte presiedute o coordinate da esponenti della Massoneria. Elaborò gran parte del materiale che a mezzo della Massoneria servi alla preparazione della legge Crispi del 1888, che permise alla pratica della Cremazione di entrare ufficialmente nel nostro Ordinamento.Il GOI (istituito nel 1861 nello stesso anno in cui nacque lo Stato Italiano), deliberò, il 26 Maggio del 1874, che i fratelli si sarebbero impegnati a promuovere presso i Municipi l’uso della cremazione.

– Questo il testo della proposta:

“La Massoneria Italiana, augurando che i cimiteri divengano esclusivamente civili senza distinzione di credenze e di riti, mentre lascia ai singoli Fratelli ed alle loro famiglie piena libertà di determinare il luogo ed il modo di deposito delle salme dei loro defunti, si propone di promuovere presso i Municipi l’uso della cremazione, da sostituirsi all’interramento.

Raccomanda perciò tale concetto a tutte le Officine e ai singoli Fratelli, lo studio di sistemi atti a raggiungere l’intento in modo cauto, igienico e poco dispendioso.

Le urna contenenti le ceneri dei Massoni e delle loro famiglie potrebbero così essere raccolte nei Templi o nelle loro adiacenze come in un sepolcreto di famiglia.

A Pistoia la “Società per la Cremazione” fu costituita nel Febbraio del 1883 e l’impianto crematorio venne inaugurato nel 1901, grazie all’appoggio delle Logge Massoniche locali ed all’impegno, in seno alla rappresentanza municipale, di due suoi dirigenti: Giuseppe Tesi e Lodovico Canini, ottenendo il concorso del Comune nelle spese per la costruzione del Tempio.

Pochi mesi dopo la Rivista della Massoneria Italiana, organo ufficiale della Comunione, cominciò a trattare il tema della laicizzazione della morte, evidenziando la necessità di rendere assolutamente civili i cimiteri sacri, perché, si scrive, “se il prete ne tiene in mano le chiavi, rifiuterà con cristiano amore, di aprire le porte a coloro che non siano trapassati con tutti i sacramenti della religione ortodossa”. [Fonte: http://www.massoneriapistoiese.com/massoneria-italiana-e-cremazione/]”

Qui di seguito riporto una citazione del secondo articolo in quanto la riproduzione è riservata, firmato da Paolo Mieli, interamente leggibile sul sito del Corriere della Sera:

“È in questa chiave che va letto il duro contrasto che oppose i fautori della cremazione (di trasparente affiliazione massonica) alla Chiesa cattolica. Tra i paladini cremazionisti furono Carlo Maggiorani, Agostino Bertani e Luigi Pagliani che nel 1873 e successivamente nel 1877 riuscirono a far passare per legge un articolo sulla cremazione, che però doveva ancora essere autorizzata dal prefetto e dal Consiglio sanitario provinciale. I comuni cominciarono ad essere obbligati a cedere gratuitamente l’ area necessaria alla costruzione dei crematori che vennero realizzati – a partire dal primo provvedimento del ‘ 73 – a Milano (1876), Lodi (1877), Cremona, Roma, Varese e Brescia (1883) Udine e Padova (1884), Torino (1888). Ma perché l’ incinerazione fosse definitivamente approvata dal Parlamento si dovette attendere l’ iniziativa di Francesco Crispi del 22 dicembre 1888, quando questa pratica fu inquadrata nella legge sulla tutela dell’ igiene e della sanità pubblica. Si è detto dell’ opposizione della Chiesa cattolica «per la quale era un’ empietà perpetrare un’ azione contro il corpo umano, anche se privo di vita, poiché esso era stato donato all’ uomo direttamente da Dio e sarebbe risorto insieme all’ anima dopo il Giudizio finale». I giornali cattolici si scagliarono contro l’ incinerazione dei defunti cercando di descriverla nel modo più ripugnante. La Chiesa, sostiene la Canella, era conscia che la cremazione avrebbe condotto a una laicizzazione della cerimonia funebre e che «proprio per questo essa era divenuta una delle bandiere ideologiche della massoneria».

Altri due interessanti e documentati articoli sull’argomento sono consultabili sul Blog del Centro Studi Giuseppe Federici:

qui:http://federiciblog.altervista.org/2012/12/17/trentino-la-cremazione-massonico-conciliare-a-tutto-gas/

e qui: http://www.agerecontra.it/public/press/?p=13754

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